Chiesa di SAN ROCCO
 

La tradizione vuole che il piccolo edificio dedicato ai santi Rocco e Sebastiano sia stato costruito sui resti di un tempio pagano. Tra il 1483-1486 Gianni Pietro Da Cemmo ne affresca il presbiterio. Questo ciclo di affreschi ( Annunciazione, dodici Sibille, Crocifissione, quattro dottori della chiesa d’occidente e la vita dei santi Rocco e Sebastiano) è una importantissima testimonianza della pittura lombarda tra il 1400 e il 1500 a cavallo tra il Gotico Internazionale e il Rinascimento Italiano. Nel 1577 la chiesa fu ampliata e dedicata a S. Rocco e gli affreschi furono ricoperti di uno strato di calce e solo nel 1958 vennero riportati alla luce. La chiesa custodisce pregevoli opere di pittori del 1600 e ultimi del XV secolo.
 


LA STORIA

La parte più antica della chiesa è il presbiterio che racchiude un ciclo di affreschi di Pietro da Cemmo. Una leggenda lo vuole costruito su ruderi di un tempietto etrusco.
Tutto il corpo della chiesa fu aggiunto per voto a S. Rocco dopo la peste del 1577.
La statua raffigurante il santo è conservata nell'ononima ancona e viene scoperta solo in agosto, il giorno di S. Rocco.

L'INTERNO

L'altare di S. Gennaro racchiude una tela del Cacetti, un pittore Bolognese.
Nella nicchia di fronte c'è un quadro di Anna Baldissera raffigurante S. Carlo Borromeo con i Santi Giovita e Faustino.

L'ancona di S. Rocco è composta da elementi di epoche diverse.
La tela dell'Immacolata è opera di Clemente Bordiga un pittore di Bagolino vissuto nel 1600.
Interessante è la visione del paese tra i Santi Rocco e Francesco.
Il martirio di S. Stefano è opera dell' Itaglaini.
La statua di S. Antonio Abate è del XV secolo ed esce dalla bottega degli Zamara.

GLI AFFRESCHI DI G. PIETRO DA CEMMO
(commentati dal prof. Ginevra Zanetti)

Recandosi nella chiesa di S. Rocco, non ci si affretti a vedere le singole pitture. Ci si trattenga invece un momento, a metà delle navate, si concentri l'attenzione con uno sguardo unitario su tutto il complesso architettonico e pittorico dell'artistico presbiterio si avranno delle sorprese.
Solo così, infatti, si scoprirà il suggestivo aspetto scenografico di quella costruzione gotica quattrocentesca che appare come una tenda aperta su un immenso scenario, ove sono rappresentati in genial e forma figurativa ed in collegamento logico, i due principali avvenimenti storici mediante i quali si attuò la Redenzione umana: "l'Annunciazione e la Crocifissione":
Alla destra dell'arco d'ingresso è dipinta la Vergine Annunciata (Mater Dei); a sinistra l'arcangelo Gabriele annunciante (Procurator Dei).Nella figura dell'Annunciata sono trasfuse chiare reminescenze del Pollaiolo, di Piero della Francesca e di Filippo Lippi; e in quelle dell'angelo è sorprendente l'influsso di Sandro Botticelli.
Sull'alto dell'arco d'ingresso si intravede ancora la figura del soggetto principale del grande dramma della Redenzione. l'Eterno Padre.
Poco al di sotto sono almeno in parte visibili figure di Angeli e di Profeti.
Prospettato così il mistero dell'ncarnazione, preludio a quella della Redenzione, il pittore teologo dipinse stupende figure di Sibille, ispirate, si direbbe, ai ritratti delle dame più illustri delle famiglie principesche italiane del suo tempo.
Dipingendo queste profetesse del mondo pagano, il Da Cemmo volle rappresentare ai fedeli l'universalità dell'attesa del Messia Redentore.
Nelle quattro volte a vela spiegata campeggiano su sfondo azzurro stellato e circondato da Angeli, le ieratiche figure dei quattro Evangelisti; nei pennacchi sono dipinti i simboli di ciascuno di essi, ed i quattro dottori della Chiesa d'Occidente: S. Gerolamo, S. Ambrogio, S. Agostino e S. Gregorio Magno.
Gli Evangelisti, come storici del Nuovo Testamento, costituiscono un ideale, collegamento tra Annunciazione (Mistero Prologo) e la grandiosa Crocifissione, che occupa tutta la parete di fondo, raffigurando il mistero epilogo, ossia la Redenzione, vista dal pittore teologo come centro della storia dell' umanità.
Una folla immensa, costituita da innumerevoli persone diverse per aspetto ed atteggiamenti, eppur mirabilmente unitaria nel complesso, è dipinta sullo sfondo del Calvario a simboleggiare che dal Sacrificio della Croce è sorto il Corpo Mistico della Chiesa, nella quale ciascuno conserva tuttavia la propria individualità. In alcune figure si ravvisano influssi del Masaccio; in quelle dei cavalli si intravedono somiglianza con quelli di Paolo Uccello e di Andrea Castagno.
Nelle pareti laterali sono dipinti gli episodi principali della vita di S. Rocco e di S. Sebastiano.
Questo suggestivo complesso pittorico rimasto per circa tre secoli occultato in gran parte per l'arbitrario collocamento di grandi tele vistose, ma non di gran pregio, è stato felicemente valorizzato dal sapiente restauro eseguito dal 1956 al '58 dal prof. Ottemi Dalla Rotta.
 
 
 
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