
I "maschér" rappresentano
la parte più antica del carnevale, il loro costume è quello
tradizionale del paese.
Il costume maschile
“ceviòl”,
generalmente nero, è composto da pantaloni al ginocchio con patta
quadrata, giacca, gilè e camicia bianca. Il polpaccio è coperto da
ghette chiuse con lunghe file di bottoni.
Il costume femminile
“guèrnèl”, interamente tessuto a telaio, è costituito da
ampia gonna lunga in tela grossa scura e grezza a righe fino ai piedi e da un corpetto attillato. Si
completa con grembiule di lana robusta, sulle spalle un fazzoletto
con ricami floreali che si incrocia sul petto e un ampio scialle di
lana che copre il capo e le spalle.
Le calze sono di colore bianco per le
nubili, rosse per le sposate e viola per la anziane.
Caratteristici
sono gli zoccoli
“sgalbèr”
di legno chiusi con suola in legno che
opportunamente
chiodati producono, durante la
camminata, un caratteristico suono che costituisce il rumore di
fondo del carnevale, che viene evidenziato dalle frequenti
“strisciate” sulla strada. Il viso è coperto da una maschera, la
testa da un cappello o da un fazzoletto.
I
“maschèr” quando si aggirano per le strade, portano varie
cose che venivano usate dagli antichi nella vita quotidiana:
arcolai, forche, “èrchècc” (trappole per uccelli), rastrelli,
bastoni, “chèègnòi” (cestelli per vimini), campanacci
“ciochè dèlè ache”; alcune maschere appoggiano sulla testa una
specie di sacco chiamato “bèstèrèl” ed una cesta dove “dorme”
un bambolotto. In genere le maschere passeggiano suddivise in gruppi
facendo, talvolta, rivolti agli spettatori, gesti allusivi a
carattere sessuale o, munite di “bocài” esasperano per burla
gli atti corporali. Una vecchia usanza vuole che quando si vedono i
“maschèr”, si debba gridargli “cuè-cuè”, parole che
tacerebbero i “maschèr” come ubriaconi. Le maschere battendo gli
“sgalbèr” sulla strada, rincorrono i passanti
per dar vita agli scherzi di ogni genere
con cui avvicinano il passante. |